Nicole Daedone ha aperto a San Francisco un centro di crescita spirituale che pratica la ricerca della serenità attraverso l'orgasmo femminile. Mentre l'America si sveglia, inizia l'Orgasmic Meditation: donne seminude sono accarezzate da uomini completamente vestiti. Non sono coppie, niente coinvolgimenti sentimentali
San Francisco è una città orgogliosa della propria tradizione libertina. Lo abbiamo visto con gli occhi di Sean Penn nel film Milk. E ne abbiamo sentito parlare fin dagli anni Sessanta, quando in tutta la Bay Area la via della liberazione personale è passata spesso attraverso il libero amore.
Tuttavia, quando il San Francisco Chronicle ha raccontato che al numero 1074 di Folsom Street si tenevano lezioni di yoga a nudo e si praticava la ricerca della serenità attraverso l'orgasmo femminile, anche la capitale americana del libertinaggio si è scandalizzata. Non si era mai sentito parlare di una comunità di persone di entrambi i sessi interamente concentrata sul clitoride.
Così vivono i trentotto giovani membri del gruppo che abita lo spazio shabby chic del One Taste Urban Retreat Center, luogo di crescita spirituale ed epicentro dello slow sex movement lanciato dalla quarantunenne Nicole Daedone, che offre serenità al prezzo del piacere, senza sporcarsi le mani con complicazioni amorose.
Il centro è aperto anche ai non residenti. Solo agli interni, che rinunciano alla vita personale e vivono nella comune, è riservata la "pratica mattutina", il cuore dello slow sex. Alle sette, mentre il resto dell'America si affanna a mandar giù caffè e fiocchi d'avena pianificando la giornata, una dozzina di donne, nude dalla vita in giù, si stendono con gli occhi chiusi in una stanza oscurata da tende di velluto, e altrettanti uomini - vestiti - si dedicano ad accarezzarle, secondo un rituale che Nicole Daedone ha chiamato genialmente Orgasmic Meditation. Le coppie non sono coppie: niente coinvolgimenti sentimentali. I partner si definiscono "compagni di ricerca".
Insomma l'idea di questa bionda dalla voce suadente è di mettere insieme ricerca di libertà individuale, cultura orientale e femminismo, per liberare uomini e donne dalle catene psico-logiche. «La nostra cultura - dice - ha insegnato alle donne a essere chiuse nella loro sessualità e aperte nei propri sentimenti, e agli uomini a essere chiusi nei sentimenti e aperti nell'espressione della sessualità. Tutto ciò ha generato resistenze e senso di vergogna».
Per gli altri soci del One Taste Urban Retreat Center, quelli che al prezzo di 350 dollari possono frequentare le attività del centro per tre mesi, ci sono corsi di yoga (vestiti, dopo che l'articolo del Chronicle aveva attirato una quantità di guardoni), sedute di meditazione tradizionale, conferenze sulla vita intima, seminari, video, podcast, blog e coaching individuali, di persona o al telefono.
Chi sono, invece, quelli che hanno scelto di vivere all'interno del centro? Un'indagine rivela che si tratta di persone tra i venti e i trentacinque anni (età media ventotto), tra cui un ingegnere della Silicon Valley che chiede di rimanere anonimo mentre racconta che fissare la propria attenzione su un solo punto del corpo di una donna lo aiuta più tardi a concentrarsi sul lavoro. O come Beth Critteden, ex ragazza "inibita", come si sarebbe detto una volta, che dopo una serie di storie d'amore infelici ha vinto la paura ed è entrata nel gruppo, facendosi strada fino a diventare istruttrice. Oppure Racheli Cherwitz, ventotto anni, una brutta storia di anoressia e alcolismo alle spalle, che, in cerca di identità, è andata in Israele dove è diventata ebrea ortodossa ed è approdata alla sede newyorkese del One Taste Urban Retreat Center a Grand Street, nel cuore di Soho, dove oggi insegna soprattutto a coppie sposate di ebrei ortodossi di Brooklyn.
Quella che continua ad attirare su di sé la maggiore ammirazione e i maggiori sospetti, tuttavia, è la fondatrice Nicole Daedone, capelli lisci biondi, figura sottile e un discreto carisma. Un po' per la sua storia personale, un po' per lo status di guru di cui sembra godere nel centro.
Nicole Daedone racconta di avere avuto una vita normale, con tanto di laurea in Semiotica, quando ha scoperto che il padre, che non vedeva da anni, stava morendo di cancro in carcere, dove scontava una condanna per avere molestato due ragazzine. «In quel momento il mondo mi è crollato addosso - ricorda -. Il mio corpo è diventato di pietra e si è sbriciolato». Mai - giura - il padre l'aveva toccata. Anzi, nel loro rapporto avevano avuto il problema opposto, di una distanza eccessiva. «Avevo la sensazione che volesse tenermi alla larga. Più tardi mi sono resa conto che lo faceva per proteggermi da se stesso, dalla sua patologia».
È stato allora che Nicole ha cercato una cura alle sue ferite rifugiandosi nel buddismo e coltivando la fantasia di entrare in un monastero Zen. Ma dieci anni fa invece, a un più prosaico party, ha incontrato un buddista che le ha detto di avere esperienza di "sessualità contemplativa". Il primo incontro è stato fatale. L'uomo si è inginocchiato, l'ha accarezzata, le ha parlato delle immagini bellissime che vedeva, e Nicole, per usare le sue parole, «si è aperta». La sua vita è cambiata così come più tardi sarebbe cambiata quella degli affiliati del suo centro.
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